100 modi per definire ed esercitare la Gentilezza

Gentilezza...

GENTILEZZA può definirsi SAGGEZZA del vivere, che , come dice Vito Mancuso, è poi la SAPIENZA dei grandi filosofi calata nella quotidianità.
A.M.F.B.

Myriam Bigi e la gentilezza

E' passato tristemente novembre, mese uggioso per tanti motivi. Unico squarcio di estate novembrina, la gentilezza. Il 13, infatti, è convenzione festeggiarne la "giornata mondiale". E ogni anno è normale dediare a questo tema interviste radiofoniche o televisive, articoli su quotidiani e settimanali, premi e celebrazioni, per lo più meritevolmente curate dal Movimento Italiano per la Gentilezza.
Poi, passato il mese, tutto si spegne e resto solo una serie di quesiti: che cosa s'intende per gentilezza? A che serve? Perchè ce ne ricordiamo solo a novembre? Non è forse un modo un po' peloso di metterci a posto con la coscienza per poi riprendere col solito frettoloso trantran? Oppure è quell'esercizio di superiorità che ci fa sentire affermati e di successo nella società? Oppure è il vecchio atteggiamento di pietismo cristiano pieno di aneddotica caritatevole?
Personalmente vorrei che la gentilezza fosse un abito da indossare utto l'anno specialmente nella bella stagione, quando la giornata è più lunga e puoi passeggiare alla luce e puoi fermarti a sorridere e puoi scambiare un gesto d'amicizia, alla pari, con vero piacere. Vorrei che non ci fosse neppure bisogno di tutto questa organizzazione di volontariato, per lasciare spazio alla spontaneità, alla vera gratuità, in un paese in cui lo stato sapesse sopperire alle necessità di ognuno, in proporzione ai suoi meriti e alle sue capacità. Vorrei che nel nostro mondo la gentilezza diventasse ricerca di bellezza, più che di bontà, aspirazione al meglio, più che pietosa acquiescenza al peggio.
Sarò un po' visionaria, ma credo che per crescere si debba guardare in alto più che in basso, proprio come nel campo di girasoli, dove tutte le teste sono volte al bagliore del sole.

Myriam Bigi
Parma, 02/12/2017

All’Italia il primato del volontariato

Si parla di migliaia di associazioni benefiche, che raggruppano almeno 8 milioni di volontari, dediti alle più diverse attività di assistenza, intrattenimento, cura di chi ha bisogno. Un popolo gentile, dunque, a dispetto di tantissimi episodi di violenza, inciviltà o semplicemente di indifferenza.
Sono dati che confortano e dovrebbero stimolare ognuno di noi a comportamenti etici.
In questo senso, noi del Movimento Italiano per la Gentilezza riteniamo di poter rappresentare tutti i contenuti e i principi che sorreggono i succitati raggruppamenti e, quindi, idealmente riteniamo siano nostri soci tutti i lodevolissimi generosi volontari che svolgono la loro attività senza scopo di lucro ma per il piacere che si prova aiutando chi ha bisogno.
Il nostro Movimento ha una precipua finalità culturale ed educativa. Si rivolge ai giovani, ma anche agli adulti. A tutti gli Italiani che, senza bisogno di casacche, semplicemente rispettando le più elementari regole civili, ricordando i buoni costumi di una volta o accettando la vita con fiducia e col sorriso sulle labbra, potranno, a poco a poco, fare del loro paese davvero il Bel Paese.
In particolare, poiché il nostro Movimento è nato a Parma e dal 2000 è presente soprattutto nella nostra città, vorremmo proprio che Parma diventasse la città della Gentilezza e che tutti indistintamente i cittadini si sentissero coinvolti in questo progetto.

Anna Maria Ferrari Boccacci
(Vicepresidente del Movimento Italiano per la Gentilezza)

Lettera pubblicata su “Gazzetta di Parma” 17 Ottobre 2017

 

RIFLESSIONI SUL PARCO DELLA GENTILEZZA

C’è un angolo di verde, in fondo a una via. È tagliato in due da un sentiero con le panchine, su cui puoi trovare ora qualche sfaccendato che fuma, ora due anzianotte che parlano ad alta voce come si usa nei quartieri popolari. Da un lato di questo piccolo parco, fittamente ombreggiato, vi è un bel recinto in legno per i cani, dove ogni tanto c’è qualcuno che porta il proprio fedele amico a sfogarsi un po’, dopo lunghe ore trascorse in spazi domestici troppo ristretti. Dall’altro lato, appena un po’ più assolata, c’è l’area bimbi. È ben arredata, con altalene, scivoli, cavallucci a molla vivacemente colorati. E qui immagini bambini che giocano, che sognano, lanciando gridolini nell’aria pulita … Ma aihmè, i piccoli nelle nostre città sono pochi e per lo più raccolti tutto il giorno dentro gli asili, lontani dai genitori e dai nonni, che hanno rinunciato al loro ruolo di educatori per rincorre il “lavoro”.
È una strana società la nostra, dove le donne si stressano con la testa sui computer, pensando alle loro case trascurate, ed altre si stressano fra lo strepitar di bambini o ragazzi che non sono i loro.
È una strana società la nostra, dove molti anziani sono costretti a trascinar le stanche membra, magari tra cassette di frutta o di verdura, in attesa della mitica pensione, mentre i loro nipoti ventenni non hanno nulla da fare, nemmeno un po’ di addestramento militare, e passano il tempo frustrati da ore e ore ai videogiochi, ormai incapaci di comunicare dal vivo, esprimendosi solo a grugniti.
È tutto un mondo un po’ alla rovescia… forse abbiamo sbagliato qualcosa, forse per troppo volere, abbiamo perso molto. Forse ha ragione il professore, che, durante una conferenza, l’altro giorno, sosteneva che la gentilezza è l’esperienza della diminutio, del fare un passo indietro, del prendersi cura delle persone, del riappropriarci delle nostre relazioni, trovando un’armonia nuova nel vivere insieme.
Mi sembra un’impresa difficile ora… ma ci voglio credere. E forse questo Parco della Gentilezza, che adesso sembra più un parco della malinconia, vuole essere appunto una provocazione, un modo per far riflettere.

Myriam Bigi

Parma, 24/04/2017

 

Citazione

“Attraverso i semplici gesti di bontà quotidiana potrebbe iniziare un’enorme trasformazione della nostra società: le persone si sentirebbero nutrite dai gesti attenti degli altri e gli atteggiamenti di paura e di difesa dovuti all’insicurezza comincerebbero a dissolversi al calore della gentilezza”  Brian Weiss

 

Quei ragazzi dagli sguardi puliti

CHI E' GENTILE ...

Chi è gentile è forte come un leone, chi è servile è debole come, come non so, perchè la gentilezza mi vieta di fare paragoni per chiunque offensivi ...
Chi è gentile diviene più bello, spoglio di ogni formalità e affettatezza, libero nel rispetto altrui e proprio.
Chi è gentile mai è violento, minaccioso o volgare. Non è pettegolo, chiacchierone,vacuo ma attivo anche quando gli va solo di pensare ....

Teresa Panariello

 

Gentilezza e generosità

 

UN ATTO DI GENTILEZZA ...

ESEMPI DI GENTILEZZA

In preparazione alla consegna del Premio Nazionale Gentilezza - 3^ edizione, il 12 ottobre e il 2 novembre pubblichiamo sulla Gazzetta di Parma questo episodio.

 

 

GENTILEZZA IN TV

LA GENTILEZZA PUO' AIUTARE AD USCIRE DALLA CRISI MEGLIO DEL PIL

Conversando alcuni mesi fa con una giovane commercialista, prestatasi, “obtorto collo”, ad una iniziativa del Movimento per la Gentilezza, mi venne da ricordarle, come esempio di economia naturale, il baratto, quello delle origini, quello per cui il pastore con un gregge troppo affollato poteva recare qualche capo di bestiame al vasaio, che lo ricambiava con ciotole o anfore in terracotta.

Anche mio padre, subito dopo la guerra, veniva spesso chiamato ad ammazzare e sezionare qualche vitello o capretto o coniglio a casa di amici e se ne tornava ogni volta con il suo pezzo di carne. Nella casa di periferia in cui sono cresciuta, abitavano otto famiglie e ognuna aiutava l’altra come poteva: c’era l’infermiera che si offriva per le iniezioni, il meccanico che riparava le biciclette per tutti, la “lettrice” che la sera intratteneva le donne con i fotoromanzi….chi non partecipava a questi scambi di abilità veniva semplicemente salutato con un buongiorno o un buonasera.

Ecco: il dono della propria abilità, questa è gentilezza. Lasciare uno spazio alla generosità verso gli altri, dopo una giornata di lavoro, può darci quella ricompensa straordinaria che nel lavoro non c’è più.

Sì, ma il Pil così non cresce – ci si può obiettare.- Beh, non cresce il Pil, ma crescono l’amicizia, la capacità di fare squadra, le abilità, la voglia di vivere, la speranza, la consapevolezza di non essere soli. Vi pare poco? Sono proprio queste le basi per rifondare la società sana e giovane di cui ci siamo dimenticati, presi nella logica dei numeri, degli euro, delle statistiche. Ora, si tratterà di rinnovarsi, ritornando indietro, riscoprendo quello che di buono abbiamo lasciato per strada in una folle corsa verso la finanza pura cui tutti ci siamo asserviti.-

Non vogliamo demonizzare né la ricchezza, né il denaro, ma riequilibrare i rapporti tra i talenti, che possono guidare la società verso la sua crescita, over per crescita s’intende lo sviluppo e il miglioramento dell’uomo, in modo armonico appunto, così da salvare tutto ciò che di bello e di buono egli nutre in sé.

 

Anna Maria Ferrari Boccacci

MANIFESTO DELLA GENTILEZZA di Psychologies.it

 

Gentilezza: noi di Psychologies ne sentiamo forte la necessità. Da qui è nato il Manifesto della gentilezza nel quale dichiariamo in 10 punti cosa vuole dire per noi una vera e autentica gentilezza. E quali sono, a nostro avviso, le buone ragioni per praticarla (verso noi stessi, gli altri, il pianeta) e innescare così un processo di grande cambiamento

Noi crediamo che...
in un mondo che tende alla disumanizzazione, abbiamo più che mai bisogno di gentilezza. Verso noi stessi, gli altri, il pianeta.
Noi crediamo che essere gentili voglia dire essere rispettosi nei confronti di tutto quello che ci circonda: persone, animali, ambiente.
Noi siamo convinti che l'era dell'aggressività e del "ciascuno per sé" sia tramontata.
Noi crediamo che sia arrivato il momento di affrontare la vita con più dolcezza, più comprensione, più attenzione.
Noi crediamo che essere gentili significhi essere parte attiva di un processo di miglioramento dell'esistenza di tutti.
Noi crediamo che la gentilezza sia una forza interiore e una forma alta di intelligenza.
Noi crediamo che essere gentili sia un valore contemporaneo.
Noi crediamo che la gentilezza sia un'attitudine. E che come tale si possa apprendere.
Noi crediamo che la gentilezza sia contagiosa e, di conseguenza, altamente efficiente.
Noi siamo convinti che la gentilezza debba concretizzarsi in piccole azioni che contribuiscono a innescare un grande cambiamento.

 

Essere gentili ...

Un manifesto della Gentilezza è difficile da scrivere. Lo è perchè ognuno di noi considera la Gentilezza in modo diverso: il buon comportamento, la disponibilità, l'agire con educazione, il servizio senza secondo fini. Probabilmente ciascuna di queste definizioni è corretta. Di sicuro nessuna è completa.

La Gentilezza, in fondo, altro non è che la parte "naturale" dell'animo umano. Quella esigenza di esprimere con un gesto, un pensiero o un'azione la propria attenzione verso il prossimo. E poichè questo valore è un insieme di valori non è classificabile. Ed è per questo ancora più importante.

La storia del Movimento Mondiale per la Gentilezza è nota, come pure lo è quella del Movimento Italiano. Non si è trattato di dar vita ad organizzazioni rigide e con obiettivi altisonanti. Semplicemente, ci sono persone che hanno sentito forte la necessità di diffondere il proprio modo di vivere in una comunità.

In un mondo sempre più globale e purtroppo sempre più chiuso in sè stesso, la semplice idea che un sorriso, una stretta di mano o un'azione inconsueta diventino una "stranezza" aumenta la necessità che la Gentilezza torni a diffondersi. Non viviamo in un mondo maleducato. Viviamo in un mondo distratto.

In questo poche righe cerchiamo dunque di scrivere non tanto cosa sia la Gentilezza (ognuno la deve declinare liberamente), ma piuttosto quanto sia bello e dia soddisfazione essere gentili. Perchè molte associazioni e organizzazioni diffondono "buone cose" per gli altri. Questa, dà soprattutto a chi la fa.

Essere gentili significa dare un senso positivo alla propria vita.

Essere gentili regala un sorriso sia a chi lo porge a chi lo riceve.

Essere gentili permette di pensare alle negavità con grande forza.

Essere gentili apre il cuore a sfide nuove e a esperienze migliori.

Essere gentili assicura gioia con la semplicità dell'immediatezza.

Essere gentili non costa, ma vale moltissimo.

Essere gentili vale, perchè non esiste denaro che ne superi l'altezza.

Per queste ragioni, e per tutte le grandi e piccole motivazioni che ci fanno stare bene vedendo gli altri stare meglio, è nato il Movimento Italiano per la Gentilezza. Un gruppo di persone che non ha obiettivi lontani. Ma solo quello, che insieme non sarà irraggiungibile, di guardare dentro di noi con la gioia di vederci migliori.

LELIO ALFONSO

SOCIETÀ PARMENSE E MOVIMENTO ITALIANO PER LA GENTILEZZA

Perché la gentilezza? La società degli uomini, in questa fase evolutiva della città di Parma e del suo territorio, ne ha ravvisato l’opportunità, per ridurre la pioggia dei contraccolpi economici che si potranno avere a seguito della crisi finanziaria in corso. I  presupposti si identificano nella spinta esercitata dalla popolazione locale che, avendo raggiunto, grazie al “miracolo economico”, un maggiore benessere, ha visto salire però, negli ultimi anni, le tensioni interne alla società, rendendo più frequenti le difficoltà del rapportarsi delle persone tra loro, che una volta  era strutturato e continuativo, mentre oggi è più occasionale e fugace. Nel nuovo contesto, l’uomo avrà bisogno, a causa dei maggiori rischi conseguenti, di nuove coperture che possono essere messe a punto, prestando maggiore attenzione alle esigenze altrui, per evitare contrapposizioni spiacevoli, qualche volta traumatiche. Oggi, infatti, incombe sulla testa di ognuno una sorta di spada di Damocle che potrebbe provocare episodi incresciosi con conseguenze spiacevoli a carico della sfera psicofisica dell’uomo, senza potere escludere il peggio. I rischi, in una società che, nel frattempo è diventata multietnica, per la necessità di avere altri lavoratori, disposti a impegnarsi nelle attività più ingrate, sono aumentati anche perché i nuovi arrivati, provenendo da terre lontane, dove vigono lingua, religione, cultura ed educazione diverse, hanno finito per arrecare qualche disagio in più alla ordinaria convivenza civile e ai rapporti tra le persone che, nelle società  a economia avanzata, non sono mai rilassati e distesi.

Nel nuovo scenario di norma, i rapporti, facendosi per lo più occasionali, spesso con l’aggravante di tensioni latenti, di cui è carico l’ambiente, sollecitano maggiori aperture e animi più  disponibili per abbassare la portata delle incomprensioni e degli scontri, da quelli più lievi a quelli più drammatici, evitando inconvenienti più gravi. In questo contesto, non è raro incontrare comunità in crisi ad opera di  pochi “guastatori”, come avveniva un tempo, quando la diligenza era assalita anche senza bottino; oggi, senza eccezioni, nelle comunità, tutti hanno da essere impegnati a tenere sotto controllo la reattività di ognuno, evitando singole scorrettezze in risposta alle provocazioni altrui. Con semplicità, occorre mantenere, in ogni circostanza, il sangue freddo, che è la virtù dei forti, cioè di coloro che sanno opporre, come sostiene Claude Lévi Strass, a una molteplicità di illusioni futuribili, un numero limitato di risposte possibili, all’interno di una universalità più consapevole che gli uomini stessi dovranno realizzare e gestire. La riflessione, che è puramente teorica, ha bisogno che tutti, nella pratica di ogni giorno, esercitino una grande forza d’animo che il nuovo Movimento ha tradotto nel termine gentilezza, da impiegare, nella quotidianità di ciascuno e di tutti, come principio attivo e risolutivo di situazioni imbarazzanti, anche quando sono complesse e ingarbugliate.
La gentilezza, all’origine della vicenda umana, aveva già acquisito un proprio spazio,  ricavandolo dall’idea di generazione, che è l’insieme delle persone nate da un antenato comune, che si riconosce nella famiglia e nelle sue ramificazioni. Nella preistoria, quando, alla fine del lungo periodo nomade, ha potuto prendere piede la proprietà fondiaria, alcune famiglie sono riuscite, nel tempo, ad eccellere su altre, e a mantenere vivo, con alta coesione, il ricordo della comune origine che, normalmente, si faceva risalire ad antenati dell’immaginario mitico. La prima teoria patriarcale o gentilizia la si trova enunciata dal filosofo Gian Battista Vico, seguita da  quella dello storico Gaetano De Sanctis, per il quale le famiglie, che si sono elevate sulle altre per potenza e ricchezza, erano   considerate nobili, amando distinguersi anche per il tratto e per la gentilezza con cui erano abituati a trattare i loro pari e non solo loro. Se, nell’antica cultura italiana, la gentilezza era stata concepita come l’ideale della nobiltà, nel Medio Evo, era diventata ereditaria, prima di assumere, più tardi, il significato di dote personale, prima di diventare prerogativa degli umanisti più colti e virtuosi, come si consideravano gli Stilnovisti che l’hanno tenuta in gran conto, ritenendola il frutto dell’esercizio della virtù e della grandezza di spirito. Questa stessa interpretazione è stata fatta propria dal Movimento Italiano per la Gentilezza che intende diffondere questo bene immateriale nella quotidianità, come regola di vita del nostro tempo.
In questa nobile avventura, la disposizione d’animo dell’uomo, che il nuovo Movimento ha deciso di sostenere, è stata definita, con termine idilliaco, gentilezza, ed è stata presentata come l’emblema di una moderna ricchezza interiore, che da dote innata, che un tempo distingueva pochi privilegiati, dovrebbe tramutarsi, oggi e in un prossimo futuro, nel principale obiettivo di tutti coloro che, avendo avvertito il bisogno di una più alta cultura esistenziale e di un più aperto e disponibile assetto della società umana, hanno deciso di coltivare le belle maniere. Si rende un servizio utile a tutti, contemperando sempre e comunque l’irruenza di reazioni eccessive e adottando, in ogni circostanza anche la più esposta, comportamenti che riescano a mediare, grazie alla disponibilità di ognuno, le posizioni di tutti, anche in situazioni scomode. La prospettiva, che è certamente nobile, ha bisogno di un deciso impegno umano e culturale che consolidi, nella comunità locale prima e in quella nazionale poi, la prassi collegiale del self-control, a tutti i livelli, come effetto scontato della disponibilità di ognuno a favore degli altri; l’uomo, scalzando ogni pregiudizio, entra così nella logica di riconoscere, accettare e ammettere la validità delle posizioni altrui, rimanendo ligio ai dettami della migliore educazione. Lo sanno bene i promotori i quali, esercitando e diffondendo la gentilezza, intendono essere di esempio e adoperarsi per farla adottare di buon grado sempre e comunque da ogni uomo e da ogni comunità, piccola o grande, locale, regionale o nazionale, come  unica modalità per risolvere le controversie. L’aspirazione dei promotori è rivolta anche a fare di Parma la città gentile per eccellenza e il punto di riferimento per chi, nella pratica quotidiana, è convinto di doversi servire di modi cortesi, atteggiamenti aperti e parole acconce, mostrando, in ogni circostanza, di disporre dell’d'animo e dei sentimenti che gli permettono di comportarsi, come fanno normalmente gli amici, quando discorrono amabilmente tra loro, con garbo e cortesia, nel rispetto delle reciproche opinioni.

Nella società attuale, la gentilezza si è volatilizzata, convincendo i promotori del Movimento a riesumarla e a riproporla, facendola ripartire con un  progetto adeguato ai tempi, per evitare che, per delle inezie, si arrivi a degli scontri, con tensioni estemporanee di poco conto che, prendendo il sopravvento, potrebbero facilmente sfociare in situazioni più spiacevoli del dovuto. Sono i nervi scoperti, di norma, i primi a cedere, portando l’uomo fuori strada anche a seguito di semplici diversità di vedute o di modeste infrazioni o di disaccordi di scarso significato, spesso ingigantiti però da nevrosi, specie in presenza del caotico traffico urbano o delle lunghe code agli sportelli della burocrazia italiana o nelle molte altre occasioni in cui l’aggressività rende l’uomo vittima o artefice di inutili alterchi. Nello scenario moderno, l’uomo è arrivato al punto di  fare prevalere non tanto l’istinto di sopravvivenza, quanto l’istinto di sopraffazione, che è sempre latente e si scatena  con impulsi improvvisi, dopo lunghi periodi di letargo, per i più futili motivi, come gesti di poco conto, che vengono considerati irrispettosi o offensivi. Questi e altri episodi analoghi, che si possono verificare ogni giorno un po’ dappertutto e che, nel tempo andato, sarebbero passati inosservati, oggi rischiano di provocare conseguenze deprecabili, qualche volta addirittura cruente, come capita spesso di riscontrare nella cronaca nera che imperversa ogni giorno nei media. Il nuovo Movimento auspica che gli uomini, rendendosi conto di tutto questo e divenuti più disponibili si guardino bene dal volere redarguire e  reprimere, preferendo soprassedere o rispondere con gentilezza, sminuendo sul nascere ogni possibile attrito, aprendo la strada alla comprensione reciproca, rompendo lo stato di isolamento, che continua ad affliggere l’uomo moderno, e liberandolo, infine e finalmente, dal pesante carico di rancori verso i suoi simili e la società. Il Movimento Italiano per la Gentilezza, con questa proposta innovativa, intende avviare nel Paese una serie di iniziative utili che, anche  controcorrente, riescano ugualmente ad abbattere l’ansietà degli uomini, invitando tutti, nessuno escluso, a coltivare un nuovo rapporto con la gente, che sia solare, aperto, scorrevole ed esente da pregiudizi; la proposta in teoria è semplice, ma non lo è l’applicazione per l’impegno richiesto di andare sempre incontro alle aspirazioni degli altri, senza remore e senza pensare a gratificazioni né ad attendere ringraziamenti. Così intesa, la gentilezza è una disposizione morale, frutto di una grande forza d’animo che appartiene agli uomini più generosi, altruisti e dotati di un forte senso civico; l'impatto del Movimento sulla società che, interferendo con altri interessi, è forte ha bisogno di tempo per ammorbidirsi e avere la disponibilità delle singole persone che dipende dalla volontà di emancipare la propria esistenza, insieme a quella della Comunità, dall’improvvisazione e dalla superficialità che continuano a imperversare, e a procurare danni.

Al termine dell’attuale crisi finanziaria e delle relative conseguenze economiche, l’uomo dovrà vedersela con una società nuova, più aperta della precedente alla storia, alla cultura, alla tradizione, all’arte e all’etica  e meglio disposta a recuperare e a rivalutare le risorse locali. Nel nuovo contesto, l’uomo sarà chiamato a fare i conti anche con la crescita progressiva dei valori qualitativi, in sostituzione di quelli quantitativi, con la maggiore preoccupazione per la propria salute, con l’attenzione per il sociale e con la cura rivolta all’ambiente,. Sono i principi storici dell’antropologia culturale che, nella Penisola e nelle grandi isole del Mediterraneo, hanno fatto, per primi, durante la preistoria, le più significative esperienze che sono alla base dell’evoluzione successiva dell’intero continente, tenendo sempre distinti i comportamenti delle classi nobili che non derogavano da cortesia, garbo e grazia., da quelle popolari. Per questi motivi, chi, anticipando i tempi, ha assunto il compito di ripristinare i più alti valori del passato si sta collocando, di nuovo, all’avanguardia del futuribile locale, regionale e nazionale, dopo i due ultimi secoli che sono stati dirottati al profitto ad ogni costo. Era stata la crescita abnorme della popolazione mondiale a sollecitare le imprese  ad approfittarne, trascurando il resto e sacrificando spesso i migliori principi intellettuali e morali sull’altare del profitto. Domani, con l’accentuazione dell’obiettivo qualità, la società italiana che, a differenza di altre, è riuscita a mantenerla in vita, nel tempo, senza cedere mai interamente alla strategia del profitto ad ogni costo, si troverà nelle condizioni migliori sui mercati, con un vantaggio competitivo tanto maggiore, quanto più puntuale sarà stata, nel frattempo, la riscoperta e l’applicazione, oltre ai principi dell’etica, anche della gentilezza, come auspica il Movimento. Il risultato potrebbe essere ancora più significativo se riuscisse ad  accelerare l’uscita della società parmense dagli ultimi due secoli, che sono stati altamente produttivi a spese della qualità, anticipando la rivalutazione della cultura e  della tradizione locali, aprendo per tempo l’avvento del mondo nuovo, quello più a misura d’uomo, con il quale le comunità locali riprenderanno il cammino storico da dove lo avevano interrotto, recuperando gli antichi e alti valori che avevano fatto dell’Italia il Belpaese e dello stile nazionale di vita il modello da imitare.


FAUSTO CANTARELLI

IL MOVIMENTO ITALIANO PER LA GENTILEZZA.. .

La Gentilezza è rispetto del prossimo, viene dal cuore spontanea, disinteressata e accogliente, ci aiuta a vivere meglio nella società.

E' cosa diversa dalla cortesia che è formale ed esteriore. Essere gentili significa cogliere ed andare incontro ai bisogni degli altri, in un giusto equilibrio fra i nostri interessi e quelli del nostro prossimo, presuppone quindi una certa forza di carattere e sani valori morali.

Il Movimento Italiano per la Gentilezza si prefigge l’obiettivo di ampliare e diffondere questo concetto cercando di far provare al maggior numero di persone l’emozione e la soddisfazione di essere utile al prossimo e alla società. Fare in modo che la maggioranza vada al di là del senso civico e rispetti le regole della buona convivenza non perché imposta dall’autorità, qualunque essa sia, ma perché la ritiene personalmente necessaria e fonte di emozione.

GIORGIO AIASSA

LA GENTILEZZA....

Il desiderio di un mondo migliore ed il nostro quotidiano sono realtà da sempre confliggenti; forse tutto deriva dal fatto che fu Caino ad uccidere il fratello Abele e non avvenne il contrario, ma l'evoluzione della nostra specie ha ugualmente insinuato il dubbio che, superati i bisogni primari, il rapporto tra umani possa non essere perennemente conflittuale. Quel dubbio è oggi certezza : qualunque relazione comportamentale è più produttiva, meno faticosa e più intimamente gratificante se condita di gentilezza e cioè con la disponibilità a capire l'esigenza dell'altro ed a soddisfarla nei giusti limiti, senza pretesa di contropartita. Questo è il prossimo futuro scatto della nostra evoluzione, se sapremo conquistarlo anteponendo la ragione all'istinto e recuperando, tra i nostri, quei pochi geni di Abele che Caino, involontariamente, ci ha fortunatamente trasmesso.

ALESSANDRO COCCONCELLI

UNA GIORNATA ALLA RICERCA DELLA GENTILEZZA

Un passerotto si posa sulla teglia ancora sporca della zuppa del cane: lo osservo mentre trema di paura ...io rallento in silenzio e non lo caccio.
Esco per strada con l'auto e mi capita di sorridere a un bambino, che con lo zaino più grosso di lui, timoroso, chiede di attraversare sulle strisce.
Telefono a un'amica, che cerca un nuovo inquilino per un suo appartamento, segnalandole una persona interessata. Il suo grazie mi ripaga ampiamente.
Compio scrupolosamente la raccolta differenziata dei rifiuti e spiego alla mia colf che in questo modo eviteremo catastrofi simili a quella napoletana.
Corro a pagare le tasse con tre giorni d'anticipo per evitare a me stessa e agli altri spiacevoli affollamenti agli sportelli bancari.
Racconto una barzelletta ad un anziano amico che sta affrontando con dignità la solitudine della vedovanza. La sua sonora risata mi conforta assai.
Mi soffermo ad ascoltare il dolce rumore dell'acqua che s'accavalla sui ciottoli del canale e penso con gratitudine ai monaci, che tanti secoli fa lo scavarono. Oggi noi dovremmo
apprezzarlo e rispettarlo, curandolo meglio e considerandolo un prezioso monumento storico e naturale.
Di pensiero in pensiero, arrivo a considerare in me e forse in ognuno di noi il profondo bisogno d'infinito, che ci solleva dalla quotidianità e ci spinge ad una nobile proiezione superiore, in cui le doti di ognuno emergono fulgide, armonizzandosi con quelle dei nostri simili in un tutt'uno
che non avrà fine. Rifletto ancora sulla nostra società che, dopo le ubriacature del benessere materiale, sta vivendo
il dramma del relativismo e della mancanza di ideali. Essa dovrebbe trovare la forza di risalire la china in una nuova virtù, universale, trasversale, che possa abbattere tutte le barriere, insegnandoci che nella vita dell'uomo quello che conta è la misura, la proporzione, l'equilibrio.
E' un'idea moderna, quasi matematica. Come in un bel volto vi sono dei rapporti di equilibrio tra le sue parti, così nella vita occorre
appunto equilibrio: nei sentimenti, nei rapporti col prossimo, nel rispetto del passato, dell'attivismo del presente, nella progettazione del futuro.
Chiudo la giornata, arrivando a questa conclusione: la "Gentilezza" ha mille sfumature, ma è la virtù che apre all'uomo il cammino verso la perfezione del suo esistere.

ANNA MARIA FERRARI BOCCACCI

IL DECALOGO DELLA GENTILEZZA - PER I RAGAZZI DI PORPORANO -

1) Alzati ogni mattina col sorriso sulle labbra, ritenendoti fortunato per il fatto che vivi e puoi are il tuo contributo alla vita nel mondo.
2) Impara ad ammirare le bellezze della natura in tutte le sue forme, apprezzando l’importanza in un ambiente pulito e favorevole all’uomo.
3) Impara ad apprezzare anche la cultura e l’arte che sono aspetti evoluti dell’umanità e la possono aiutare a crescere.
4) Rispetta con convinzione profonda le regole che la società si è data, perché rappresentano la guida indispensabile per una serena convivenza.
5) Se noti incongruenze o dei difetti nella società, evita atteggiamenti disfattisti, ma impegnati per dare il tuo apporto al suo miglioramento.
6) Guardati intorno: anche nel piccolo orizzonte della tua quotidianità, c’è sempre qualcuno che tu puoi aiutare.
7) Opera soprattutto a favore di coloro che non lo chiedono, perché spesso hanno più bisogno di altri.
8) Non pretendere ricompense per quello che offri agli altri e trova in te stesso la gioia di aver ben agito.
9) Cerca di trasmettere lo spirito della gentilezza intorno a te, così da coinvolgere sempre più persone in un progetto comune di perfezionamento della nostra natura di uomini.
10) Trova la forza e l’entusiasmo per proseguire sul cammino della gentilezza, anche considerando che essa può produrre in te un importante benessere psicofisico.

ANNA MARIA FERRARI BOCCACCI

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